Cosa sono il Fascismo e l’Antifascismo oggi?
Gli ultimi fatti di cronaca fanno tornare alla ribalta parole come fascismo e antifascismo. Qualcuno si chiede se si può ancora parlare di fascismo e antifascismo oggi.
Facciamo un po’ di chiarezza:
1) IL FASCISMO è STATA UNA DITTATURA DAL 1922 AL 1945
Il FASCISMO è stato un movimento italiano che è diventato partito e si è trasformato in una dittatura che in Italia è durata dal 1922 al 1945. Chi si è opposto in Italia a questa dittatura era quindi un ANTIFASCISTA: molti antifascisti sono stati imprigionati, confinati, torturati e uccisi.
2) IL FASCISMO È (ANCHE) UNA DOTTRINA BASATA SULLA VIOLENZA, LA PRIVAZIONE DELLA LIBERTÀ E SULLA SOPRAFFAZIONE.
Si può parlare di Fascismo anche per indicare movimenti di destra a carattere totalitario, dottrine o sistemi basati sulla violenta e indiscriminata affermazione di motivi nazionalistici e imperialistici, come qualsiasi concezione della vita politica e dei rapporti umani e sociali basata sull’uso indiscriminato della forza e della sopraffazione. Ad esempio, il Franchismo in Spagna o la dittatura di Pinochet in Cile sono state dittature fasciste.
3) IL FASCISMO è (ANCHE) UN ATTEGGIAMENTO
Se da una parte è vero che il fascismo come fenomeno storico è morto e sepolto, è anche vero che l’atteggiamento che è alla base di ogni fascismo è vivo e vegeto.
Il fascismo è la prepotenza al potere, ed è un atteggiamento psico-fisico riscontrabile in individui, istituzioni, nazioni, aziende, società.
Fascismo e antifascismo possono sembrare categorie vecchie e tramontate, ma poi se io incontro un pazzo violento che inneggia a Mussolini, brucia i barboni sulle panchine, ammazza i neri e pensa che il vero problema sia la purezza della nazione e e della razza, potete chiamarlo come vi pare, ma se lo chiamate fascista non vi sbagliate.
E se io non sono d’accordo e faccio qualcosa per contrastare, trasformare, migliorare questo tipo di atteggiamento umano pericoloso, idiota e portatore di sofferenza, sono un ANTIFASCISTA.
4) IL FASCISMO LO PUOI TROVARE OVUNQUE, A VOLTE ANCHE IN CHI SI PROCLAMA ANTIFASCISTA
Se quindi il fascismo è anche un atteggiamento, lo puoi trovare ovunque: in apparentemente innocui programmi televisivi, in atteggiamenti bullistici, in certi discorsi da bar, nei centri commerciali, nella pubblicità, nell’educazione famigliare, nei partiti politici (anche in quelli di sinistra, certo). Bisogna stare attenti alle parole. Non basta dire che sono profumato per essere profumato: se puzzo, puzzo. Non basta proclamarsi antifascista per esserlo. Essere antifascisti richiede una grande onestà con se stessi, un cuore aperto e un’intelligenza viva. E’ un impegno, un sentire profondo.
Alcune persone e gruppi politici hanno usato l’antifascismo per fini personali e in modo ipocrita. L’hanno usato in malafede, per farsi belli, per voti e consensi, e mentre si riempivano la bocca di “antifascismo” non vedevano o addirittura contribuivano allo sfascio educativo e culturale che stava e sta accadendo, humus preferito per il proliferare di ogni fascismo.
Quando invece senti o leggi frasi del tipo “il fascismo degli antifascisti” in trasmissioni come Quinta Colonna e giornali come Libero, il Foglio e il Giornale sappi che quello è un modo scorretto e perverso per screditare e insultare chi si attiva per la libertà. Quelle trasmissioni e quei giornali promuovono atteggiamenti fascisti e contribuiscono alla meschinità, alla paura e all’ignoranza.
5) LA PAURA E L’IGNORANZA SONO IL CONCIME DEL FASCISMO, E DA QUESTO PUNTO DI VISTA L’ITALIA È UN BUON CAMPO DI LETAME.
Se migliaia di italiani aderiscono a movimenti che si proclamano fascisti, se politici e giornalisti criminali manipolano la gente con i soliti spauracchi, se qualcuno spara a esseri umani di colore indossando il tricolore, se l’aria è satura di parole e atteggiamenti violenti è perché abbiamo condito le nostre vite con la paura e l’ignoranza. Paura e ignoranza, tutto qui.
Molte persone in Italia hanno paura e sono ignoranti. Non conoscono la storia recente, credono al primo coglione che urla che il vero problema sono i migranti, hanno paura di nemici immaginari e si fanno depredare e insultare da quelli che considerano amici. Si fanno abbindolare dalla finta informazione, hanno una percezione della realtà falsata, danno soldi e potere a chi li sfrutta e se la prendono con chi sta peggio. Sono destinati a ripercorrere gli stessi errori dei loro padri e dei loro nonni. Grazie a questa paura e questa ignoranza, con pochi strumenti culturali, educativi, umani, la strada per diventare criminaloidi e nostalgici di un fascismo che non si è mai conosciuto è ben spianata.
6) IL VERO FASCISMO È IL PRODOTTO INEVITABILE DELLA NOSTRA CIVILTÀ DEI CONSUMI
Quando si parla di fascismo Pasolini viene ( spesso giustamente) chiamato in causa. Viene oggi riportata spesso una sua frase scritta a Moravia:
“Mi chiedo, caro Alberto, se questo antifascismo rabbioso che viene sfogato nelle piazze oggi a fascismo finito, non sia in fondo un’arma di distrazione che la classe dominante usa su studenti e lavoratori per vincolare il dissenso. Spingere le masse a combattere un nemico inesistente mentre il consumismo moderno striscia, si insinua e logora la società già moribonda”.
Questa frase va contestualizzata nel contesto degli anni ’70 ed è scorretto usarla per denigrare eventuali manifestazioni antifasciste attuali.
Pasolini in realtà è stato molto più antifascista degli antifascisti. Lui ha capito che il vero pericolo non era l’imitazione nostalgica di un fascismo con la camicia nera che non esisteva più, ma quello che lui chiamava il fascismo della civiltà dei consumi, nella quale ci troviamo ancora tutti. Ecco cosa diceva Pier Paolo:
<<Se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, la “società dei consumi” ha bene realizzato il fascismo.
Io credo, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologi hanno troppo bonariamente chiamato «la società dei consumi». Una definizione che sembra innocua, puramente indicativa. E invece no.Se uno osserva bene la realtà, e soprattutto se uno sa leggere intorno negli oggetti, nel paesaggio, nell’urbanistica e, soprattutto, negli uomini, vede che i risultati di questa spensierata società dei consumi sono i risultati di una dittatura, di un vero e proprio fascismo.
Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. Come si è potuta esercitare tale repressione? Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. >>
I movimenti fascisti e gli episodi criminaloidi che vediamo oggi sono il sottoprodotto di un fascismo ben più grande: quello di un nazi-fascismo tecnico-economico che disumanizza, impoverisce e crea quelle condizioni di paura e ignoranza che poi alimentano atteggiamenti fascisti. Un sistema che mercifica i rapporti umani basandosi sul profitto e sull’avidità non può che produrre costantemente fascismo. Il fascismo è un’ovvia conseguenza di un incosciente capitalismo avanzato nel quale siamo immersi.
7) IL FASCISMO È L’ESPRESSIONE DELL’UOMO REPRESSO DELLA CIVILTÀ TECNO-CONSUMISTA
Un’altra mente brillante che ha detto qualcosa di importante sul fascismo è stato lo psicoterapeuta Wilhelm Reich, di cui riporto in parte quello che ho scritto nel mio libro “Manuale del Partigiano Zen”.
Reich analizza il sorgere dei nazionalismi dal punto di vista psicologico e crede che il fascismo sia il frutto di un certo tipo di carattere umano, la conseguenza di una rigida corazza che blocca il fluire e l’espressione del cuore umano.
Per Reich il fascismo è:
“l’espressione politicamente organizzata della struttura caratteriale umana media poiché costituisce “l’atteggiamento fondamentale dell’uomo autoritariamente represso dalla civiltà delle macchine”.
Reich sostiene che il fascismo non sia un fenomeno sociale barbaro e provvisorio, ma la conseguente espressione dell’uomo medio represso della civiltà dei consumi. Il fascismo, ancor prima che nella sua manifestazione socio-politica, è già presente negli atteggiamenti degli individui, nel linguaggio, nel corpo, nel pensiero, nell’educazione. La società plasma l’individuo attraverso una sorta di repressione e indottrinamento (per Reich soprattutto a livello corporeo, comportamentale e sessuale). In questo modo l’individuo viene privato della libertà psico-corporea, e diventa un burattino del potere perché la sua struttura emozionale e caratteriale è stata già condizionata, repressa e incanalata.
La più grande repressione che il potere attua non sono le manganellate in piazza, le tasse o la prigione. La libertà degli individui non è minacciata solo da un potere economico-politico. Il miglior modo per fare di te un suddito obbediente, un fedele soldato del potere, un cittadino ben inserito nel sistema, un servo che subisce in silenzio, è sconnetterti dal tuo mondo emozionale, dalla tua energia vitale, da una autentica gioia sessuale, dal tuo cuore. Una volta privato della tua linfa vitale, l’idea di ribellarti o di uscire dalla solita strada non ti sfiorerà neppure.
Il vero fascismo, il nemico reale, il lucchetto che tiene gli individui in gabbia è un condizionamento mentale ed emozionale. Questo condizionamento frena l’evoluzione individuale e collettiva perché tiene le persone compresse, represse, sconnesse da se stesse: le bastona con il giudizio, le blocca e le manipola emozionalmente, aumenta il loro senso di colpa, le distrugge nell’autostima, le rinchiude nella loro corazza con la paura.
La repressione delle emozioni, la frustrazione del piacere e dell’Amore, la separazione tra cuore, mente e sessualità, crea individui schizofrenici, manipolabili, controllabili e in definitiva non liberi. Questa per Reich è la condizione psicofisica adatta per creare individui e società fasciste.
8) NUOVO ANTIFASCISMO DEL CUORE
Fascismo e antifascismo sono quindi termini che nascono in un periodo storico passato, ma il fascismo come atteggiamento umano è ancora presente in individui, credenze, società, aziende, istituzioni della nostra società tecno-rettile: occorrono quindi nuove forme di Antifascismo.
Se il fascismo è un prodotto inevitabile della società attuale, per non continuare a creare fascismo occorre dare spazio a nuove forme di educazione che trasformino profondamente le strutture caratteriali individuali ed economiche della società.
Un nuovo Antifascismo del Cuore è già possibile: è fuori dal frastuono dei media, nel sussurro di un nuovo sentire la Vita, è in chi cambia se stesso, in chi comprende che il perdono non è arrendevolezza ma Potenza, in chi sa sottrarsi alle false sirene di un mondo che precipita nel vuoto e ne ha già visto un altro nelle pieghe del suo essere.
Un nuovo Antifascismo forse non si chiamerà più Antifascismo, ma sarà comunque un Sentimento pervaso da una fede laica nell’Esistenza, un anelito alla Fratellanza, alla Giustizia e alla Sacralità dell’Essere umano che ha unito tanti antifascisti che hanno lottato per la Libertà. Quel Cuore è sempre lì.
Oltre a il “Manuale del Partigiano Zen, dal quale una parte di questo articolo è tratta, consiglio altri 4 libri da leggere e da assaporare.
l’immagine di Pasolini è tratta dalla seguente opera/fumetto di Davide Toffolo