Parlavo ieri con una persona speciale della discrepanza tra quello che si dice e quello che si fa, tra i buoni propositi e l’agire quotidiano, tra la teoria e la pratica, tra le cose come dovrebbero essere e le cose come sono.
Mi sono sentito chiamato in causa dalle sue parole che più o meno erano così: “Anche tu parli e scrivi di libertà, ma sei comunque dentro a delle gabbie”.
Sapevo benissimo che aveva ragione.
Il mio cammino verso la Libertà non è ancora terminato, anzi, forse è appena iniziato.
Non sono un individuo completamente libero, ma spero di essere in cammino verso la Libertà.
So che anche la parola “libertà” può essere manipolata e diventare una gabbia ulteriore, e in certi casi la pretesa di libertà è solo un pretesto adolescenziale per non affrontare la realtà.
In questo cammino ho imparato e sto imparando tante cose e se mi guardo indietro, nonostante i dubbi e gli errori, posso essere contento: quante cose ho superato, quante prigioni ho evaso, quante catene ho spezzato, quanto spazio ho visto dentro e fuori di me. Certamente c’è ancora tanto lavoro da fare, e so, che anche se sono un po’ pigro e lento, non mi tirerò indietro.
Nonostante non abbia nessuna intenzione di fare il paladino della libertà o di portare una bandiera, ho deciso di scrivere su questo blog le mie riflessioni attorno a temi a me cari: condivido spunti e strumenti che spero possano aiutare me e altri nella propria “liberazione” personale, perché ne sento il bisogno.
Mi guardo intorno e vedo l’assenza spaventosa di una educazione alla libertà.
Siamo convinti di essere liberi, di vivere in una società libera, ma spesso siamo solo burattini i cui fili sono tirati dai media, dal lavoro, dai condizionamenti sociali e famigliari, dalle paure, dalle ansie, dalle emozioni nascoste, dal giudizio nei confronti di noi stessi, dal terrore di non piacere o di non essere amati.
Ci perdiamo completamente in un palcoscenico fittizio in cui pensiamo di essere protagonisti, mentre invece ce la stiamo raccontando con cose di poca importanza, che in definitiva ci impoveriscono e ci imbruttiscono.
Nonostante la scienza e la tecnica stiano facendo passi da gigante, gli individui si sentono separati, più soli e meno liberi.
Mi guardo in giro, e a parte alcune persone che hanno fatto una scelta chiara nella direzione della propria libertà, molti si ritrovano incastrati nei drammi sociali e psicologici.
Schiavi del lavoro e di una concezione ottusa del lavoro, invece di reclamare tempo per sé, vogliono i centri commerciali aperti alla domenica. Schiavi del consumo e di cibo spazzatura per riempire vuoti dell’anima che non vogliono vedere. Schiavi della famiglia e di legami famigliari soffocanti, a cui non si sottraggono perché dovrebbero mutare identità. Schiavi del proprio giudice interiore, a cui rimangono sudditi per non affrontare e superare quelle parti di sé che non accettano e che proiettano sugli altri. Schiavi della proprie idee feroci, della propria rabbia repressa, della propria concezione del mondo, delle cose che possiedono e che comunque perderanno. Schiavi della propria mente e dei propri deliri mentali.
Siamo sempre di fronte a una scelta in ogni situazione di vita che ci si presenta : voglio essere schiavo o voglio essere libero?
Mi guardo in giro, e vedo che ciò di cui abbiamo bisogno non è nessuna manovra di stabilità economica, nessuna nuova cura, ma un’educazione alla libertà interiore e alla consapevolezza di sé.
Questo blog vuole rispondere a questa esigenza.