“Gli alberi non si dovrebbero potare, o per lo meno non si dovrebbero potare così, come vengono potati oggi”. Così mi dice Ornella, collega di shiatsu, contadina nostrana del modenese.
Gli alberi. Che fastidio. In autunno sembra che tutti siano esasperati dalle foglie. Si esasperano e faticano e sudano per raccoglierle e per buttarle. Mi viene sempre in mente un certo Leo Buscaglia, professore e scrittore, che era così innamorato dei colori delle foglie che le raccoglieva e le buttava sul pavimento di casa.
Un mio vicino di casa non gradiva un ramo di una grande quercia, che io chiamo “la Madre”, che cresce a pochi passi, e che gli arrivava verso la finestra. Per carità ognuno hai i suoi gusti: c’è chi sogna una casa tra gli alberi e chi si “inalbera”(!) se dalla finestra ha la visione di un ramo invece che quella di un muro. Ora l’albero è potato, in nome di sua maestà Sicuressssa. Bello il muro della casa di fronte, ha uno stile… natural.
“Gli alberi hanno una saggezza- dice Ornella- ognuno ha una sua forma unica, una sua struttura. Potarli può essere peggio di prima se non si rispetta la struttura, la forma, la natura dell’albero. Allora sì che potrebbero diventare pericolosi.”
Mi dicono che per il prossimo concerto di Vasco sono stati abbattuti degli alberi, per cosiddetti problemi di… sicurezza!
Buddha si è illuminato sotto un albero della Bodhi, Newton ha scoperto la legge di attrazione universale mentre sonnecchiava sotto un albero di mele.
Nel film “Il pianeta verde” un uomo si sveglia come se vedesse la realtà per la prima volta. La prima cosa che fa va verso un albero, lo abbraccia e gli chiede perdono.
Chi non guarda un albero, chi non ne sente la bellezza, chi non si sofferma e non ringrazia in cuor suo, è da curare. Curate anche me quando non mi accorgessi della perfezione di un albero, quando smettessi di guardarli e di abbracciarli. Rivolgetemi parole amorevoli e fatemi rinsavire.
Non si tratta di difendere gli alberi, di fare gli ambientalisti ad oltranza. Si tratta di vederli, di sentirne la gioia, la potenza. Tutto il resto verrebbe di conseguenza.
Chiudo con un pezzo di poesia di Franco Arminio, che fa sempre figo:
Guarda con ammirazione le volpi,
le poiane, il vento, il grano.
Impara a chinarti su un mendicante,
coltiva il tuo rigore e lotta
fino a rimanere senza fiato.
Non limitarti a galleggiare,
scendi verso il fondo
anche a rischio di annegare.
Sorridi di questa umanità
che si aggroviglia su se stessa.
Cedi la strada agli alberi.