L’unico luogo sicuro: LO SPAZIO VIBRANTE DEL NON-SAPERE

Lo spazio vibrante del non-sapere è l’unico luogo dove possiamo essere sicuri.

In ogni altro luogo non troveremo la pace e la sicurezza che cerchiamo, perchè la sicurezza che cerchiamo è un’illusione.

La sicurezza comune è un’immagine mentale (ognuno ha la sua). C’è chi la cerca nella propria casa, nel nido famigliare e nel fuocherello acceso (bellissimo). Chi la pretende negli affetti, chi nel conto in banca con tanti zeri, chi nella promessa della pensione, chi nell’idea di un futuro di pace. C’è chi la vede in un mondo senza terroristi, senza criminali, senza cattivi (e ognuno ha la sua immagine mentale di cosa significa essere cattivo o buono).

Ognuno ha la propria idea, frutto delle sue esperienze passate non risolte e dei condizionamenti socio-psicologici, di cosa sia il disagio, la paura e il dolore.  La mente teme e si oppone alle possibili sensazioni negative e fa di tutto per scacciarle costruendosi un’immagine di cosa sia la sicurezza. E una volta costruita questa immagine più o meno conscia, la insegue.

Cerchiamo un luogo, uno spazio sicuro, un punto nel futuro dove le “cose negative” non possano più accadere.

Eppure la vita non funziona così. Non possiamo scappare. Davvero, non si può. Io ci ho provato tanto, ma questo grande e assurdo gioco è fatto in modo che ciò per cui io provo disagio, paura e dolore venga a trovarmi per vie inaspettate finché non entro nella bocca della tigre. Finché sono pronto a farmi divorare da ciò che temo. Ma non si è mai pronti: anche essere pronti è una favola che ci si racconta. La tigre è lì e tu entri nelle sue fauci, anche se non sei pronto.

Paura eccoti, divorami, vediamo che succede. Ansia, ti sento, mi stai sui coglioni, ma non ti scaccio, prendimi tutto.  Senso di fallimento, vieni, ti osservo mentre mi tormenti la parte sinistra del corpo.

Tutta la nostra vita è una ricerca di sicurezza. Ma non c’è sicurezza nel mondo, neanche nel migliore dei paradisi terrestri. Il rifugio non è nella mente, nelle proiezioni sul mondo,  in un luogo fisico, nei progetti sul futuro, in una persona, in un percorso spirituale, in un maestro. Nemmeno nell’idea di Dio, che è solo un’idea.

Lo spazio vibrante del non-sapere è l’unico luogo dove può fiorire la nostra intima sicurezza.

Cos’è lo spazio vibrante del non sapere?

Beh, ovviamente, non lo so.

O meglio, non è qualcosa che è definibile con la conoscenza della mente.  Accade quando molli la presa di sapere chi sei, e non pretendi più. Quando scendi. Quando non sai quale sarà la tua prossima mossa, perché non devi più dimostrare nulla. Quando senti il luogo profondo del cuore, che non è solo il luogo fisico del cuore, ma uno spazio che si allarga.

A me accade a volte quando guardo qualche essere negli occhi, in una condivisione silenziosa e condivisa oltre il tempo iniziale del possibile imbarazzo e delle resistenze psicologiche. Dopo un minuto si apre uno spazio, una presenza che va oltre me e lui. Quella presenza contiene tutto: i pensieri, le immagini, la visione dell’altra persona, le proiezioni, le sensazioni che provo. Ma è più grande, è più grande. Piano piano si assapora uno sussurro di meraviglia. Si cade in questo spazio solo con cuore autentico.

La conoscenza è un bellissimo strumento, un possesso meraviglioso. Quanto sapere, quanti libri ho letto, quanti ne leggerò, quante cose infinite ci sono da sapere.

Ma ci hanno insegnato a trovare la sicurezza nel sapere. Quando dici “non lo so” sembra che ti manchi qualcosa. Se “non lo sai” ti senti uno sfigato, perché ti sembra che gli altri lo sappiano. Devi sapere qualcosa anche tu, devi sfoggiare il tuo sapere, devi inventarti di sapere qualcosa.

Invece nessuno sa niente. Nessuno sa veramente niente. Qualcuno prova ad acciuffare qualche presunta conoscenza per non sentire l’angoscia di essere nulla.  Anche nel mondo cosiddetto spirituale. Soprattutto nel mondo cosiddetto spirituale.

Sulla caldaia dell’appartamento dove abito ho trascritto una frase di Almaas:

“So che quanto accade in ciascun istante è bene, e sempre lo sarà. Mi trovo a mio agio con qualunque cosa avvenga, perchè non ho un senso inflessibile di ciò che sono, di chi sono, di quale esperienza presumo debba accadere, o di quel che è possibile. Questa è la libertà.”

Nel sacro non-sapere si nasconde la Perla. Che liberazione. Non so nulla. In questo lasciar andare ogni pretesa di conoscere, mi accorgo che io sono questo spazio sconfinato di non-sapere. Se non ci fossero così tanti malintesi sulla parola “amore” lo indicherei come la Fonte immacolata dell’Amore.

Da questo spazio di innocenza la danza si dispiega. Tutto è incluso. Non c’è nessuna protezione, nessuna sicurezza, nessun muro che ti separa dal dolore, dal disagio, dalla beatitudine. Ma quel campo di presenza è sconfinato, commuovente. Si tocca il sapore autentico dell’umano e del non-umano.

Altro che stupefacenti. Nell’intimo dello spazio del non-sapere si dipana lo Stupefacente Mistero senza condizioni.

Quella è la porta dell’unica sicurezza possibile.

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